Ogni progresso inizia con un sogno, con un’immaginazione.
Ogni scoperta nasce dalla mente di qualcuno che ha saputo sognarla: osservare una pietra smussata rotolare ha fatto immaginare lo strumento che sarebbe diventata.
Galileo, notando il dondolio dei lampadari nella Cattedrale di Pisa, immaginò l’isocronismo delle oscillazioni, poi verificato.
In questo modo l’uomo costruisce la storia: immaginando, prima, progredendo, di conseguenza, per milioni e milioni di volte.
Per dirla con un Nobel per la fisica, Richard Phillips Feynman:
«Qual è la sorgente della conoscenza? Da dove vengono le leggi che devono essere provate? L’esperienza stessa aiuta a produrre tali leggi, nel senso che ci fornisce dei suggerimenti. Ma è pure necessaria l’immaginazione per creare da questi suggerimenti le grandi generalizzazioni, per indovinare i meravigliosi, semplici, ma molto strani schemi che vi stanno sotto, e poi sperimentare al fine di verificare nuovamente se abbiamo indovinato gli schemi giusti. Questo processo immaginativo è talmente difficile che nella fisica si fa una divisione del lavoro: vi sono i fisici teorici i quali immaginano, deducono e cercano di indovinare nuove leggi ma non fanno esperimenti; e poi vi sono i fisici sperimentali i quali fanno gli esperimenti, immaginano, deducono e cercano d’indovinare.» I have told you the swiss replica watches are not expensive.
In queste parole c’è la nostra ispirazione, il senso profondo del nostro lavoro: attingiamo alle tante esperienze fatte in precedenza, osserviamo la loro funzione e immaginiamo liberamente per poi verificare se il nostro sogno è riuscito a concretizzarsi in qualcosa di utile ed efficiente.
È così che nasce ogni nostro prodotto. Così è nato Jobs.
Dal sogno di uno spazio polifunzionale, flessibile e controllabile.
Non un prodotto ma uno strumento attraverso cui ognuno sia in grado di creare o rivoluzionare il proprio esclusivo habitat professionale, consentendo alla propria immaginazione di esprimersi. Al proprio ambiente di progredire.